Se molti italiani hanno cambiato il proprio stile di vita acquisendo nuove abitudini, ve ne sono altrettanti che nonostante sia terminato il lockdown non riescono a tornare alla quotidianità. Abbiamo sentito parlare spesso di sindrome della capanna, la dottoressa e psicologa Roberta Giusto ci descrive cos’è e da qualche consiglio semplice e pratico per uscirne.


“La sindrome della capanna o anche detta sindrome del prigioniero si riferisce ad uno stato di totale smarrimento dopo una situazione di clausura forzata ed implica, per questo, la voglia di continuare a rimanere al sicuro all’interno del proprio rifugio. Rifugio che proprio nel lockdown è stato vissuto come unico ambiente protetto e sicuro in cui vivere. La nascita di questa sindrome sembra risalga al 1900, epoca della corsa all’oro negli USA durante la quale i ricercatori erano costretti a passare mesi interi all’interno di una capanna, dopo i quali sperimentavano sentimenti di forte paura, rifiuto, sfiducia nei confronti del prossimo, stress, ansia e incapacità nel tornare alla vera civiltà. Alla stessa maniera molti italiani, successivamente al periodo di lockdown, hanno iniziato a sperimentare i primi sintomi quali: letargia (sentirsi stanchi, con braccia e gambe intorpidite, necessità di lunghi pisolini), voglia di determinati cibi per calmare l’ansia, episodi di irritabilità, tristezza, paura, angoscia, frustrazione, difficoltà ad alzarsi e/o trovare una motivazione per svegliarsi al mattino, malessere fisico, difficoltà di concentrazione nonché scarsa memoria e demotivazione assoluta nei confronti di qualsiasi attività quotidiana anche dentro la propria casa.

Quello che è importante chiarire è che non si tratta di un disturbo psicologico ma di una reazione normale poiché aver trascorso tante settimane isolati ha abituato la nostra mente a quella sicurezza che solo quattro pareti domestiche possono far percepire. Sono quindi tutte emozioni comprensibili che non devono essere fonte di paura. La macro soluzione è quella di darvi tempo. Non è obbligatorio uscire se non si sente la voglia o la necessità. Si può e si deve procedere a piccoli passi con la consapevolezza di poter fare anche qualche passo indietro il giorno successivo. Il nostro cervello ha bisogno di routine per gestire il tempo e non sentirsi sopraffatto dalla ruminazione di pensieri negativi e fastidiosi”

Ecco alcuni consigli pratici raccomandati dalla dottoressa Roberta Giusto per uscire da questa sindrome , è importante :
• Non cercare continuamente notizie riguardanti la pandemia;
• Stabilire una routine e seguirla. Dividere la giornata in momenti di lavoro e/o pulizie dell’ambiente, tempo per mangiare o fare attività fisica. E soprattutto iniziare a stabilire in che ora si vuole iniziare ad uscire di casa “per la prima volta”;
• Accogliere le proprie emozioni senza averne vergogna o giudicarsi negativamente per quello che si sta provando e sperimentando;
• Imparare a sapersi ascoltare senza reprimere i propri bisogni o costringersi a svolgere attività fuori casa rispetto alle quali non si è ancora pronti;
• Uscire per la prima volta in compagnia di una persona fidata che possa tranquillizzarvi e accompagnarvi nella scoperta di una nuova dimensione della quotidianità (per esempio: abituarsi piano piano a trovarsi circondato da persone che usano una mascherina che non permette di visualizzare per intero il volto di un interlocutore e le sue espressioni comunicative);
• Chiedere aiuto se l’idea di uscire di casa terrorizza e non tende ad alleviarsi; non aver timore di farsi aiutare. Abbiamo vissuto e in parte stiamo vivendo una situazione senza precedenti pertanto qualsiasi timore, paura, perplessità è estremamente legittima.

Concludendo è importante sottolineare come l’incognita del futuro che stiamo attraversando non è molto diversa dalla paura che già normalmente si ha rispetto ad un possibile cambiamento nel futuro più o meno prossimo, pertanto impariamo ad affrontare un giorno alla volta per tenere sotto controllo l’ansia e per non essere vittime di dubbie anticipazioni che potrebbero accadere come no.